Il gregario, ruolo decisivo nelle vittorie dei più grandi!
Parlando di te, aggiungevano sempre dei rafforzativi al termine “gregario” per definire un ruolo completamente diverso da quello che si conosceva in precedenza, infatti per loro eri: il gregario di ferro, il gregario d’oro, super gregario, gregario modello, il principe dei gregari, il gregario di lusso, il campione dei gregari. Poi trovarono altri appellativi, e diventasti: il regista, il luogotenente, la spalla, il coordinatore, l’uomo di fiducia, il santone, il maestro, lo psicologo di campagna, il giornalista in corsa.
I giornalisti non riuscivano mai a trovare un aggettivo qualificativo idoneo per definire il tuo ruolo all’interno della gerarchia ciclistica (perché era un “ruolo” inedito) e per questo cercavano sempre nuovi appellativi. Credo sia stato il grande Gianni Mura, nel suo bell’articolo del 21 luglio 1968 al termine del Tour de France: “Ugo Colombo: il più campione dei gregari”, a coniare la definizione più aderente a definire il tuo ruolo. Mura, infatti, scrisse:
UN CAMPIONE ALLA UGO COLOMBO
Gianni Mura
(giornalista e scrittore fine ‘68)
Ugo può benissimo sostenere la parte di capitano in una formazione ciclistica. Io lo classifico tra i primi otto corridori italiani.
… se dovessimo votare una classifica dei ciclisti, una classifica in chiave morale, Colombo sarebbe nei primi cinque posti
C.T. Ricci
(La Gazzetta dello Sport, Tour ’68)
Colombo ha corso esclusivamente per la squadra dal primo all’ultimo giorno. Pur così facendo, è arrivato dove è arrivato.
Sergio Valentini
(La Gazzetta dello Sport, Tour 17 luglio 1967)
Colombo sale i colli pirenaici come le scale di casa sua. […]
Colombo ha percorso, in queste diciassette tappe, l’equivalente di tre giri della Francia. Se gli venisse computato il tempo netto di corsa, Colombo sarebbe la maglia gialla di questo cinquantaquattresimo Tour, e al peggio il secondo.
Italo Zilioli
Colombo sta raccogliendo a tarda età, ciò che ha intelligentemente seminato in gioventù. Colombo, per quanto mi risulta, non ha mai chiesto al proprio fisico sforzi impossibili, si è sempre comportato da perfetta macchina umana, capace di lubrificarsi, di aggiornarsi, di migliorarsi, mai di imporsi prestazioni fuori dai limiti del consentito.
Marcello Mugnaini
Il vero artefice della nuova rivalità del ciclismo italiano che infiammò gli anni ‘80 (Moser-Saronni) fu Ugo Colombo.
Beppe Saronni
Risposta a Guido Meda (al Saronni Day di Buscate 2008) che gli chiedeva come si fa a diventare un campione come lui: Certamente è importante quello che ti danno mamma e papà ma bisogna anche avere la fortuna di incontrare la persona giusta al momento giusto
Alfredo Martini
Non togliete neppure un grammo alla portata sportiva dell’impresa di Ugo Colombo, sarebbe una grave menomazione della verità.
Cesare Facetti
(Tuttosport 27 maggio ’71 Giro d’Italia)
Cosa si prova quando si scende?Un nodo alla gola. Ti pare che tutto il mondo sia lì, dietro l’angolo, a ridere dietro di te dopo che mille franchi tiratori ti hanno ridotto all’impotenza, gli stessi fucili che dovevano proteggerti-. Niente pianti, niente imprecazioni. Si sale e si scende senza dolore. A patto di essere uguali a Ugo Colombo, il campionedel buon senso:e non soltanto di quello, beninteso.
Sergio Meda
(giornalista)
Dopo diciassette anni di corse Ugo prende la decisione di scendere dalla bicicletta senza far chiasso: Matura questa decisione perché non è capace di fare la parte della “vecchia caffettiera”
Luigi Gianoli
(giornalista e scrittore)
Se non mi fossi imbattuto in due ritardatari inguainati in calzamaglia blu madonna non avrei certo scovato quelli della Filotex rintanati in un albergo seminascosto di un’umile trasversale e non clamorosamente installati in un grand’hotel sul lungomare come conviene a campioni.
[…] Colombo era un ciclista intelligente, quando non esistevano le ammiraglie collegate via radio. Leggeva e sentiva la corsa, era di quelli che i francesi chiamavano e chiamano capitains de route. Per quelli che non l’hanno conosciuto, dirò che l’hombre vertical nello sport non è solo il campione che riempie le prime pagine. Ugo Colombo, gli sia lieve la terra, era un hombre vertical e così lo voglio ricordare.
Gianni Mura giornalista e scrittore “La Repubblica” 20 ottobre 2019